lunedì 31 ottobre 2011

Con quella capa può dire ciò che vuole


                          Alessandro Sallusti


Da piccolo, quando gli capitava di dire una bugia il padre lo picchiava con la cinghia dalla parte della fibbia nel vano tentativo di fargli capire che le bugie non vanno dette.
Da adulto, in mancanza di qualsiasi punizione, gode nel vendicarsi di quella figura paterna che  lo malmenò e lo umiliò tanto da lasciarne evidenti segni fisici ancora visibili. Finalmente libero di affermare il falso impunemente, quasi si eccita nel travisare qualsiasi cosa venga detta  da chiunque egli ritenga essere un possibile avversario del padrone.
L’ultima in ordine di tempo quella nel commentare l’intervento del magistrato Antonio Ingroia al congresso del Partito Comunista di Diliberto.


Questo gran paladino della verità scrive:


“Ci sono voluti diciott'anni, ma alla fine lo hanno ammesso: nei confronti di Silvio Berlusconi e della politica non tutta la magistratura è imparziale. A dirlo è uno dei procuratori simbolo della sinistra, Antonio Ingroia, leader dell'antimafia siciliana, l'accusatore, tanto per intenderci, di Marcello Dell'Utri. Citiamo testualmente: «Un magistrato deve essere imparziale ma sa da che parte stare. Io confesso di non sentirmi del tutto imparziale, anzi, mi sento partigiano». Parole terribili, per di più pronunciate in una assise politica, il congresso del Partito comunista di Diliberto”.


E ancora:

“Partigiani di sinistra che si sono scagliati contro il centrodestra per liberare il Paese da un nemico di classe”.

Non di rado scrivendo, viene scosso da fremiti che lo portano ad esaltarsi quindi senza nessun ritegno continua:

"Ingroia andrebbe allontanato dalla magistratura, da subito. L'ammissione rende incredibile ogni suo atto futuro, qualsiasi cittadino elettore del centrodestra che capitasse in una sua inchiesta potrebbe e dovrebbe ricusarlo per dichiarata imparzialità. Ma tutto il suo lavoro passato andrebbe rivisto alla luce di questa ammissione, a partire dall'accanimento che ha portato alla condanna a sette anni in secondo grado di Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa".

Parole che se fossero state  pronunciate sarebbero gravissime. Il direttore del “giornalino dei piccoli” evidentemente considera i suoi lettori dei ritardati, convinto che nessuno di loro si prenderà il disturbo di verificare se quanto scritto risponde a verità.

In realtà le parole del magistrato sono queste:

”Un magistrato deve essere imparziale quando esercita le sue funzioni -e non sempre certa magistratura che frequenta troppo certi salotti e certe stanze del potere lo è – ma io confesso non mi sento del tutto imparziale, anzi, mi sento partigiano. Partigiano non solo perché sono socio onorario dell’Anpi, ma sopratutto perché sono un partigiano della Costituzione. E fra chi difende la Costituzione e chi quotidianamente cerca di violarla, violentarla, stravolgerla, so da che parte stare”.

Potrebbe apparire comprensibile che il direttore di un giornale di proprietà di un personaggio potente eviti di scrivere cose imbarazzanti che riguardino il proprio datore di lavoro. Chiudendo magari un occhio e nascondendo verità scomode al padrone. Al contrario risulta incomprensibile e fastidioso falsificare la verità su fatti che coinvolgono avversari politici o stravolgere parole dette da persone che hanno una visione diversa dalla propria.
Continui così caro direttore. Il futuro potrebbe riservarle un comodissimo scranno in un improbabile Governo Berlusconi V.

Guardare il video per credere

Nessun commento:

Posta un commento