venerdì 30 settembre 2011

Scendo in campo






Con un messaggio televisivo a reti quasi unificate, il 26 gennaio 1994 il signor Silvio Berlusconi comunica al mondo la sua decisione di scendere in campo.
Fonda un partito Forza Italia con il quale vincerà le politiche del 27 e 28 marzo 1994.
Si apre subito un dibattito sulle motivazioni di questa scelta che vede contrapposti due posizioni, imperniate sulle condizioni economiche e giudiziarie dell'imprenditore milanese.
Berlusconi ha spesso ricordato, durante tutta la sua carriera politica che il motivo principale era di scongiurare il pericolo comunista.

mercoledì 28 settembre 2011

Numero 29 il "padre dei bambini"

Non sono d'accordo con i tanti che in questi giorni, commentando il DDL sulle intercettazioni e, in particolare, il comma 29 che riguarda le norme sull'obbligo di rettifica estese anche ai blog pensano che il proponente, non conoscendo il mondo del web, voglia equipararli erroneamente alla carta stampata.

lunedì 26 settembre 2011

I soldi Celtici al sud



In Germania
I costi della riunificazione sono stati un grosso fardello per l'economia tedesca, ed hanno contribuito ad una più lenta crescita economica negli anni recenti. Il costo della riunificazione è stato stimato intorno ai 1.500 miliardi di Euro (secondo Freie Universität Berlin). Questa cifra è più grande del debito nazionale dello stato tedesco. La prima causa di tale spesa fu la debolezza dell'economia della Germania Orientale, specialmente a confronto di quella della Germania Occidentale, combinata con la decisione, motivata politicamente, di fissare diversi tassi di conversione tra Marco della Germania Orientale e Marco tedesco. Questa decisione, che non aveva una giustificazione nella realtà economica, risultò in un'improvvisa perdita di competività delle industrie tedesche orientali, che le fece collassare in breve tempo. A tutt'oggi uno speciale trasferimento di 100 miliardi di Euro ogni anno viene dato ai territori dell'ex-Germania Est per la "ricostruzione".
Fornire beni e servizi alla Germania Orientale ha posto sotto notevole sforzo le risorse della Germania Occidentale. Le industrie in perdita, precedentemente supportate dal governo tedesco orientale, sono state privatizzate.
Come conseguenza della riunificazione, la maggior parte della ex-RDT ha subito una de-industrializzazione, che ha causato un tasso di disoccupazione di circa il 20%. Da allora centinaia di migliaia di tedeschi orientali hanno continuato a migrare verso l'ovest per trovare lavoro. Ciò risultò in una significativa riduzione della popolazione nei Länder orientali, specialmente per quanto riguarda i professionisti altamente qualificati.
Vi è da notare, però, come tale divario, al 2009, si stia sempre più assottigliando, fino a prevedere che si azzeri entro il 2019.

In Italia

La Cassa del Mezzogiorno, fonte di tanti costi per lo Stato, di tanti guai e di tanto sudore costato a quella fascia di popolazione (celtico/ariana) che lavora. La Cassa ha operato dal 1951 al 1984 quando il governo di Bettino Craxi ne decise la soppressione, anche se continuò ad operare con il nome Agensud, fino al 1993, quando venne definitivamente chiusa dal governo di Giuliano Amato.

Con tale legge istitutiva si approvava un “programma quinquennale contenente gli obiettivi generali e specifici dell’intervento straordinario e l’indicazione dei loro effetti sulla occupazione, la produttività ed il reddito” affermando che “lo sviluppo delle Regioni meridionali costituisce obiettivo fondamentale del programma economico nazionale”, l’intento quindi era quello di finanziare opere straordinarie, che dovevano essere funzionali alla formazione di un tessuto infrastrutturale che favorisse l’insediamento dell’industria e lo sviluppo dell’agricoltura e della commercializzazione dei prodotti agricoli nell’Italia meridionale. Ciò, purtroppo, come ben sappiamo, non è avvenuto. Solo nel primo decennio la Cassa ha tentato di ridurre lo squilibrio economico tra le due grandi aree del Paese, dedicandosi al miglioramento della viabilità, alla costruzione di dighe per le centrali idroelettriche, alla costruzione di fognature e acquedotti, non tralasciando il risanamento idrogeologico di zone particolarmente esposte a tale rischio. Successivamente è iniziato il degrado e la bassa qualità della spesa, compresi fenomeni diffusi di illegalità ed il passaggio definitivo alla politica assistenzialistica nella gestione dei fondi di cui veniva dotata la Cassa per il Mezzogiorno. Nel quarantennio di attività, l’investimento complessivo della Cassa per il Sud è stato calcolato in 279.763 miliardi di lire (circa 140 miliardi di euro), con una spesa media annuale di 3,2 miliardi di euro. Cifre molto grosse, ma esaminandole bene si


scopre che esse risultano essere circa lo 0,5% del PIL, (corrispondente alla somma annua versata attualmente dall’Italia per gli aiuti ai Paesi del Terzo mondo e sicuramente inferiore al costo del ripianamento del deficit delle Ferrovie dello Stato) contro gli investimenti pubblici al nord che nello stesso periodo assorbivano il 35% del prodotto interno lordo.. Volendo aggiungere al danno la beffa, il Senatore a vita Emilio Colombo scrive: “La Cassa operò per modernizzare il Sud e creò le condizioni per un grande mercato di cui profittò la struttura industriale del Nord pesando sulla ineguale «ragione di scambio» tra industria e agricoltura e quindi tra Nord e Sud e per classi e generazioni”.


La legge del 1950, infatti, prevedeva che gli enti locali potessero evitare la gara dando gli appalti attraverso trattative dirette in concessione, ciò causò, come ricorda Gerardo Marotta, fondatore dell’Istituto per gli Studi filosofici, che poiché al concessionario “era possibile trattenere per sé la maggior parte dei soldi”, accadde che “si precipitarono nel Sud le industrie del Nord, che fecero man bassa per la costruzione delle dighe. Venivano a costare anche 100 volte più del dovuto”. Nacquero così negli anni ’60 le cosiddette «cattedrali nel deserto», non utili al Mezzogiorno, ma progettate in funzione dello sviluppo del Nord. Citando il prof. Uccio Barone:”si pensi al centro siderurgico di Taranto che ha prodotto i tubi di ghisa impiegati per la realizzazione del grande gasdotto siberiano, e pagati dai russi con la fornitura a basso prezzo di energia per le regioni settentrionali. Gli stessi poli petrolchimici di Priolo-Melilli, Gela e Milazzo sono risultati funzionali all’autosufficienza energetica del Nord industriale, lasciando alla Sicilia i guasti del dissesto ambientale. Nell’ultimo periodo, infine, la crisi economica mondiale e l’impatto traumatico della globalizzazione hanno dissolto l’azione della Cassa in interventi frantumati di «salvataggio» a sostegno di aree colpite dalla de-industrializzazione”. In uno studio del Fondo Monetario Internazionale si attesta che nell’ultimo periodo di vita della Cassa le imprese che hanno beneficiato dei finanziamenti sono state grandi imprese del nord per l’88,33% e del Sud per il 9,4%

Considerato che il sistema produttivo del sud con l’unità d’Italia è stato distrutto dalla concorrenza delle imprese del nord e dalla politica industriale, monetaria e tributaria piemontese, la Cassa del Mezzogiorno doveva rappresentare la spinta propulsiva per un nuovo sviluppo industriale meridionale. Così non è stato, e la Cassa, invece ha prodotto solamente sprechi che hanno favorito il prosperare della delinquenza, della corruzione, delle mafie, a discapito della stragrande maggioranza di cittadini che ogni giorno onestamente tirano la loro carretta (e pagano anche le tasse) per poi sentirsi anche denigrare da qualche zotico padano. Per questo e per mille altri motivi, al sud, in molti sono in apnea in attesa di qualcuno che porti avanti le istanze meridionali non in chiave territorialista, ma operando un confronto sereno ed aperto con tutte le realtà del Paese continuando a considerare l’Italia unica, senza separatismi, senza contrapposizioni, senza beceri interessi di bottega che possano essere presi in considerazione solamente da chi è “arretrato” non dal punto di vista geografico, ma culturale. E’ giunta l’ora di smetterla con il vittimismo, di dire basta alla ghettizzazione ed alle continue ingiurie operate da schizofrenici meridionalfobici, rivendichiamo il diritto all’uguaglianza, intesa come diritto di tutti noi ad avere le medesime possibilità. Reagiamo compatti, nei confronti di chi attenta all’unità nazionale, evitando di minimizzare gravi vilipendi, derubricandoli a mero folklore o a propaganda fine a se stessa.


Di Carlo Napoli



Credo sarebbe il caso di prendere esempio dai tedeschi se vogliamo che l’Italia tutta cresca.
Altrimenti crollerà sia il meridione che il nord.
Farebbe bene, il Sig. Bossi a smetterla con questa stronzata dei costi per il sud. A ben guardare, la cosiddetta montagna di soldi piovuta al sud è servita solo alle aziende del nord che si sono ingozzati di danaro, alla criminalità organizzata e a qualche rarissimo politico disonesto che, oltre ad arricchire il proprio portafoglio ha ingrassato le casse del proprio partito.

domenica 25 settembre 2011

Una risposta sintetica





Nella foto la risposta che il ministro Bossi ha dato ai giornalisti che chiedevano quale sarà il ceto più danneggiato dalla manovra finanziaria.
Non si può dire che il ministro non sia sintetico nelle risposte.

Alle sue spalle il figlio Renzo detto "il trota" che, contrariamente al genitore, pensa che il ceto maggiormente penalizzato sarà l'indice.


Accetti ogni dettame...
senza verificare...
ti credi perspicace...
ma sei soltanto un altro dei babbei
Una nuova pletora di uomini pecora
con i lupi se ne va senza remora
priva di identità, omini di Legoland la cui regola
è obbedire come un vero clan

Pastori cani mi guidano tra le tappe
temono il dito medio tra le chiappe
le tue pecore si fanno umane
chi se ne frega se si fanno male
vedi quanti culi puoi penetrare
tu che prima li vedevi con il cannocchiale
la cul-tura parrocchiale ha vedute corte ma tu vai forte, fai passi da gigante oltre Coltrane
sveli segreti più di Brokeback Mountain
e non si dica che non hai mosso un dito
altro che dito è dinamite

Da il dito medio di Galileo (Caparezza)

sabato 24 settembre 2011

L'ictus ci ha salvati



IL PIANO MARSHALL BERLUSCONIANO

Pare che il premier abbia la titolarità del logo del partito della Lega. Che il mitico “spadone” di Alberto da Giussano insomma appartenga al Cavaliere.
Rosanna Sapori, già consigliere comunale della Lega, membro del direttivo provinciale di Bergamo e, soprattutto, (ormai ex) celebre giornalista di Radio Padania Libera Racconta che nel 2000 la Lega non aveva neppure gli occhi per piangere. Solo debiti e ipoteche pure sulle rotative del quotidiano. A rischio c’era anche la casa di Gemonio del Senatùr. Oltre ai costi del fare politica, Bossi e i suoi dovevano rimediare ai danni della Credieuronord (la banca padana) salvata dalla Banca popolare di Lodi di Giampiero Fiorani. “Fiorani entrò su decisione del Cavaliere molto probabilmente consigliato da Aldo Brancher. Berlusconi a sua volta ripianò i debiti della Lega” sostiene Rosanna Sapori nella sua analisi a metà tra la politica e il giornalismo. “Io ho avuto il coraggio di spiegare perché Bossi si è dimostrato prigioniero di Berlusconi. So che qualcuno vorrebbe farmi pagare questa libertà di opinione. Con quella storia io ho chiuso anche se non mi sento tranquilla e per questo non voglio che scriviate dove abito. Nonostante ciò, però, sbaglia chiunque pensi che farò un passo indietro magari dicendo che mi sono confusa”.
Viene naturale chiedersi, ma l'elettorato leghista queste cose le conosce?

giovedì 15 settembre 2011

Il Pil



La decrescita

La decrescita è elogio dell’ozio, della lentezza e della durata; rispetto del passato; consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione; indifferenza alle mode e all’effimero; attingere al sapere della tradizione; non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale; non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso; distinguere la qualità dalla quantità; desiderare la gioia e non il divertimento; valorizzare la dimensione spirituale e affettiva; collaborare invece di competere; sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione. La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio.

Maurizio Pallante

Politici medio(cri)









Questa è una parte, forse la più rappresentativa di ministri, sottosegretari e parlamentari.
Cosa pensereste se foste inglesi,tedeschi, americani o ugandesi di questi personaggi a dir poco inquietanti?
Possiamo meravigliarci se i mercati finanziari non hanno fiducia dell'italia mandando a puttane la nostra economia per via di questi buontemponi con a capo tale Berlusconi Silvio

giovedì 1 settembre 2011

Precario a vita



Allenati ad usare la erre moscia (vedi filmato) solo così puoi sperare
di diventare uno di loro

Il Decreto Legislativo 6 settembre 2001, n. 368 stabilisce che è consentita l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo.

Il contratto a tempo determinato è un contratto di lavoro in cui è indicata la durata e la data di termine del rapporto di lavoro. E' stipulato tra il datore di lavoro e il lavoratore dipendente a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo riferite anche all'attività ordinaria del datore di lavoro. La materia è disciplinata dal legislatore con il D.Lgs. 368/2001 che ha ridefinito le clausole generali della legittimazione dei contratti a tempo determinato e con la L.133/2008. In precedenza era attribuita ai rapporti a tempo determinato un carattere di eccezionalità (L.230/1962). Tali caratteri di specialità delle ragioni giustificatrici sono da ritenersi superati dalle normative più recenti. Com'è disciplinato il contratto a termine dopo l'entrata in vigore del D. Lgs. 368/01? Attualmente il lavoro a termine è disciplinato dal D. Lgs. 6/9/01 n. 368, che ha tra l'altro abrogato la L. 230/62 e l'art. 23 L. 56/87, peraltro prevedendo che i contratti individuali definiti in attuazione della normativa previgente continuano a dispiegare i loro effetti fino alla loro scadenza e che le clausole dei contratti collettivi nazionali, stipulate ai sensi del citato art. 23 ora abrogato, mantengono transitoriamente, salve diverse intese, la loro efficacia fino alla scadenza dei contratti stessi. A seguito dell'entrata in vigore del D. Lgs. 368/01 può legittimamente essere instaurato un rapporto di lavoro a tempo determinato tutte le volte in cui ricorrano ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo. In ogni caso, per quanto elastica sia la lettera della norma, si deve tener presente che la ragione tecnica o produttiva o organizzativa deve comunque legittimare l'apposizione di un termine ad un contratto che, altrimenti, sarebbe a tempo indeterminato o non sarebbe stipulato tout - court: del resto, la Cassazione ha affermato che, anche dopo l'entrata in vigore della nuova disciplina legislativa, il contratto di lavoro normale è quello a tempo indeterminato, mentre il contratto a termine resta un'ipotesi eccezionale. Pertanto, la ragione giustificativa dell'apposizione del termine deve far riferimento ad un'esigenza particolare, eccezionale o comunque transitoria, tale da non poter essere soddisfatta né con l'impiego del personale già dipendente, né con l'assunzione di nuovi lavoratori a tempo indeterminato.

Secondo un rapporto dell' Ufficio studi di Confartigianato, stimato tra il 2008 e il 2011, l'Italia è il paese europeo con il più alto tasso di disoccupazione giovanile. È record negativo. Un record al quale sono costretti a sottostare il 29,6% dei giovani under 24, che vedono scorrere la propria vita nell'amara attesa di un posto di lavoro che non arriva mai.

A fronte di una così enorme quantità di giovani italiani disoccupati la domanda sorge spontanea (come diceva il caro Lubrano)a cosa serve questa benedetta legge 30 (Legge Biagi)? A chi conviene?

Dai dati non ho dubbi. I giovani e i disoccupati in genere non ci guadagnano.
Sappiamo per chi lavorano i vari governi a dritta e a manca.

Non fanno certo gli interessi dei poveri fessi disoccupati che non contano una mazza. Basta sentire cosa pensano della legge gli imprenditori per capire a chi serve la stramaledetta legge 30.

A quando una bella indignazione di massa?
Di quelle indignazioni fatte così
voglio una indignazione spericolata
che se ne frega di tutto si.