martedì 22 novembre 2011

l'Arte di fregare il popolo



Il denaro è il sangue che dà vita a tutte le nostre istituzioni.
A domande quali: chi crea il denaro?
In base a cosa lo crea?
Cos’è il debito pubblico?
Chi è il creditore di questo debito?
Hanno risposte trascurate dalla maggior parte della popolazione.
Il denaro sotto forma di moneta metallica nacque per semplificare lo scambio di beni sostituendosi lentamente alla pratica del baratto ossia allo scambio diretto di merci.
Queste monete metalliche coniate dal re  o dall’imperatore di turno, erano per la maggior parte prodotte in oro o argento, quindi avendo un valore fisico, ben si prestavano allo scopo di favorire gli scambi e semplificare i commerci. Ecco la nascita delle prime banche private custodi dell’oro e degli altri oggetti preziosi del cliente. Esse rilasciavano in cambio del deposito una ricevuta, la nota di banco, che certificava l’esistenza del deposito stesso. Per alcuni anni questo rimase il meccanismo di creazione del denaro; ad ogni banconota corrispondeva un valore equivalente in oro depositato in qualche banca.
La Banca d’Italia  è parte del sistema europeo di banche centrali e possiede una quota del 14%  della Banca Centrale Europea. Agendo per conto della stessa la possiamo identificare come una vera e propria filiale della Bce.Nel sito ufficiale essa si descrive come istituto di diritto pubblico ma, attenzione, pubblico non significa statale, pubblico significa che le partecipazioni delle quote della banca sono aperte al pubblico. Chi ha in mano queste quote?
La risposta è tra i dati forniti dalla banca stessa. Leggiamo che tolte le quote appartenenti all’Inps e all’Inail, il restante 94,6% è in mano ad altre S.p.a. private; prime fra tutte Intesa Sanpaolo spa, Unicredit spa, Assicurazioni Generali spa.
Leggendo gli articoli riportati sullo statuto troviamo che gli stessi proprietari eleggono un consiglio superiore il quale addirittura indica al Consiglio dei Ministri chi sia gradito come Governatore della banca.
La Banca d’Italia non risponde delle sue azioni al Parlamento?
Dal decreto del 2006 risulta che la Banca d’Italia si limita a trasmettere una relazione sull’attività svolta.
Le istituzione che in Italia, in America e in tutte le economie occidentali preposte alla stampa ed emissione di denaro non sono statali come sarebbe logico fossero, sono istituzioni controllate da privati.
E’ lecito chiedersi: se non più in base all’oro in base a cosa vengono stampate oggi le banconote?
In Italia funziona così: Il Governo italiano decide di avere bisogno di moneta, non potendo creare direttamente le banconote, stampa dei pezzi di carta chiamati titoli di debito pubblico per un valore, per esempio di dieci miliardi di euro. La Banca d’Italia per mezzo di intermediari che lei sola può autorizzare alle aste di vendita, acquista di fatto il debito emesso dallo Stato stampando a sua volta un mucchio di carte chiamate banconote anche queste di un valore attribuito pari a dieci miliardi di euro.
Quello che è avvenuto in realtà è un vero e proprio scambio tra uno Stato e una banca gestita da privati. I titoli del debito pubblico sono stati scambiati con nuovo denaro emesso dalla Banca d’Italia per conto della Bce. Per quanto assurdo, se questo processo non avesse luogo, nessuna nuova moneta verrebbe creata.
Naturalmente questa transazione oggi avviene elettronicamente, senza carta, infatti si stima che solo il 10% della base monetaria in Italia sia costituita di moneta fisica il restante 90% esiste solo negli archivi  informatici.
I titoli del tesoro sono per loro natura strumenti di debito come le cambiali quindi la Banca d’Italia in realtà presta denaro allo Stato utilizzando come garanzia solo la promessa del Governo di restituire quel denaro; ossia quel denaro è stato creato dal nulla attraverso l’indebitamento del Governo che promette di restituirlo.
Chiaramente il Governo è solo portavoce, questo debito ricade sul popolo e si chiama debito pubblico.
Per concludere, la banca stampa le monete e invece di cederle allo Stato le affitta al valore di facciata più un interesse annuo denominato “tasso di sconto”. In questo modo una banconota da 100 euro che potrebbe essere ceduta allo Stato a 0,05 euro viene a costare alla comunità 102,5 euro. Più del valore di facciata.
Così si crea il debito pubblico.

Nessun commento:

Posta un commento