venerdì 30 dicembre 2011

Le cattive compagnie dello sfortunato Berlusconi





1973/76 il mafioso Vittorio Mangano, già noto alle forze dell’ordine, lavora come fattore nella villa di Silvio Berlusconi, dove viene anche arrestato un paio di volte.

A presentare Mangano a Berlusconi, era stato Marcello Dell’Utri.


Dell’Utri aveva conosciuto Berlusconi a metà degli anni 60′ quando si incontrano, alla facoltà statale di legge.

Dell’Utri torna poi in Sicilia, mentre Berlusconi, rimasto a Milano, inizia la sua carriera di imprenditore edile, con soldi di cui non si è mai saputa la provenienza.

Mangano ad Arcore più che uno stalliere, è un ospite di riguardo.

Siede a pranzo e cena con Berlusconi e invita ad Arcore i suoi amici siciliani, che poi i pentiti indicheranno come mafiosi latitanti.

Quando i magistrati a Dell’Utri domandano chi fossero, lui risponde che non erano tipi a cui fare domande!

Durante la permanenza alle “dipendenze” di Berlusconi, Mangano organizza il rapimento del principe D’Angerio, ospite dello stesso Berlusconi.

Nonostante fosse stato informato dai carabinieri del coinvolgimento del suo stalliere nel sequestro di persona, Berlusconi non licenziò Mangano e continuò a tenerlo per ancora due anni.

Fu poi Mangano stesso a voler andare via, anche se Dell’Utri e Berlusconi tentarono di fermarlo.

Il pentito Salvatore Cancemi , dichiarò che la FININVEST di Berlusconi, attraverso Marcello Dell’Utri e Mangano, pagava annualmente a Cosa Nostra, un pizzo di 200 milioni di lire.

Nel 80′ Mangano viene arrestato da Giovanni Falcone.

Quell’anno a Londra si sposa il boss internazionale Jimmy Fauci. Tra gli ospiti, c’era Marcello Dell’Utri.

1) Vittorio Mangano: condannato all’ergastolo per duplice omicidio; condannato per Mafia nel processo “Spatola” istituito da Falcone; ulteriore condanna per traffico internazionale di droga nel maxi processo istituito da Falcone e Borsellino.
2) Marcello Dell’Utri: condanna definitiva a 2 anni, una in appello a 2 anni per estorsione mafiosa, ed una in primo grado per associazione mafiosa. Condannato a 9 anni.

1979 Pizza Connection è il nome di una indagine sul traffico di droga tra Italia e Stati Uniti avviata il 12 luglio 1979.

La morfina, proveniente dai paesi mediorientali, giungeva nel palermitano. Lì c’erano le “raffinerie” di droga, che la trasformavano in eroina, destinata al mercato americano, newyorkese in particolare. L’indagine è durata 4 anni; ma la svolta nella lotta alla micidiale eroina si ebbe quando la “commissione”, la famosa cupola dei capi creata da Lucky Luciano, decise di eliminare il boss Carmine Galante, in contrasto con la commissione stessa perché voleva tenere sotto il suo controllo l’intero business della droga Sicilia-New York.

Dopo questa uccisione le indagini ebbero una svolta sorprendente come individuazione degli obiettivi da combattere: sia alla fonte (Totò Riina e i suoi “Corleonesi” che nel frattempo avevano preso il controllo delle raffinerie di eroina di Palermo) e alla destinazione, le insospettabili pizzerie aperte o rilevate dai siciliani fatti arrivare in quantità da Carmine Galante come i fratelli Miki ed Antony Lee Guerrieri parenti dell’ex boss milanese Giuseppe Guerrieri che a New York gestivano tutto l’import e lo smercio all’ingrosso dello stupefacente per John Gotti, capo della famiglia Gambino.

Si scoprirà in seguito, che il nome di Silvio Berlusconi compare già in questa indagine. Così come, compare il nome di Franco Della Torre, un cittadino svizzero che, secondo Scelsi, Procuratore di Bari, avrebbe usato ancora una volta il vecchio trucco utilizzato in precedenza per riciclare i narcodollari, per ripulire i soldi provenienti dal contrabbando che vede coinvolto il Montenegro,

15 febbraio 1983 la Banca Rasini sale agli onori della cronaca, per via dell’”Operazione San Valentino”. La polizia milanese effettua una retata contro gli esponenti di Cosa Nostra a Milano, e tra gli arrestati figurano numerosi clienti della Banca Rasini, tra cui Luigi Monti, Antonio Virgilio e Robertino Enea. Si scopre che tra i correntisti miliardari della Rasini vi sono Totò Riina e Bernardo Provenzano e lo stesso stalliere Vittorio Mangano. Anche il direttore Vecchione e parte dei vertici della banca vengono processati e condannati, in quanto emerge il ruolo della Banca Rasini come strumento per il riciclaggio dei soldi della criminalità organizzata.

I giudici di Palermo, anche a seguito delle rivelazioni di Michele Sindona e di altri “pentiti”, indicano la stessa banca Rasini come coinvolta nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa

Michele Sindona nel 1984, quando il giornalista del New York Times, Nick Tosches, chiese a Sindona (poco prima della misteriosa morte di quest’ultimo): «Quali sono le banche usate dalla mafia?». Sindona rispose: «In Sicilia il Banco di Sicilia, a volte. A Milano una piccola banca in Piazza dei Mercanti». L’unica banca presente a Piazza dei Mercanti, al tempo, era inequivocabilmente la Banca Rasini.

Il padre di Silvio Berlusconi, Luigi Berlusconi fu prima un impiegato alla Rasini, quindi procuratore con diritto di firma, ed infine assunse un ruolo direttivo all’interno della stessa. La Banca Rasini, e Carlo Rasini in particolare, furono i primi finanziatori di Silvio Berlusconi all’inizio della sua carriera imprenditoriale. Silvio e suo fratello Paolo Berlusconi avevano un conto corrente alla Rasini.

La Banca Rasini risulta anche nella lista di banche ed istituti di credito che gestirono il passaggio dei finanziamenti di 113 miliardi di lire (equivalenti ad oltre 300 milioni di euro nel 2006) che ricevette la Fininvest, il gruppo finanziario e televisivo di Berlusconi, tra il 1978 ed il 1983.



1983: la Guardia di finanza, nell’ambito di un’inchiesta su un traffico di droga, aveva posto sotto controllo i telefoni di Berlusconi. Nel rapporto si legge: «È stato segnalato che il noto Silvio Berlusconi finanzierebbe un intenso traffico di stupefacenti dalla Sicilia, sia in Francia che in altre regioni italiane. Il predetto sarebbe al centro di grosse speculazioni edilizie e opererebbe sulla Costa Smeralda avvalendosi di società di comodo…». L’indagine nel 1991 fu archiviata.



Sempre agli inizi del ’90, viene fatta interrompere un’indagine della polizia svizzera, condotta dal commissario Fausto Cattaneo, proprio quando stava raccogliendo prove importanti su come i narcotrafficanti riciclavano il loro denaro.

La testimonianza di Cattaneo, accanto a quella del giornalista Sidney Rotalinti, denuncia i traffici di droga verso l’Europa e il riciclaggio di grandi capitali attraverso grandi gruppi finanziari come quello Fininvest.

Nome dell’operazione era “Mato Grosso”.

Nei rapporti di polizia ticinesi il nome di Berlusconi comparve all’inizio degli anni ’90 ai margini dell’operazione Mato Grosso. Nel gennaio 1991 alla Migros Bank di Lugano, fallì una grossa operazione di riciclaggio di denaro di un cliente e fu arrestato il brasiliano Edu De Toledo. La procura federale, il comando di polizia e la procura ticinesi inviarono e fecero infiltrare nell’organizzazione il commissario di polizia ticinese Fausto Cattaneo.

Cattaneo scrisse nella sua relazione del narcotrafficante brasiliano Juan Ripoll Mary, il quale nel descrivere le sue operazioni di riciclaggio tramite 4 società di Panama rappresentate anche a Lugano, avrebbe affermato: “Il denaro che arriva dall’Italia proviene dall’impero finanziario di Silvio Berlusconi”.

Stranamente, Carla del Ponte e le autorità di giustizia e di polizia competenti, archiviarono il caso.

Carla del Ponte, da Giudice del Canton Ticino, merita di essere ricordata per il depistaggio e per il fallimento di molte indagini critiche, come quella del Mato Grosso, del Ticinogate, e del Russia Gate.

Non va inoltre dimenticato, come la stessa tentò d’intralciare le indagini del Giudice Giovanni Falcone quando indagava sulle Banche luganesi e sui loro rapporti con i boss mafiosi, cercando di nascondere i possibili collegamenti tra le finanziarie di Chiasso e i Caruana-Cuntrera.

Un’altra importantissima intervista, per comprendere quanto accadeva in quegli anni, è l’ultima intervista rilasciata dal Giudice Paolo Borsellino.

Di lì a poco, Falcone, Borsellino e le loro scorte, verranno fatti saltare in aria con il tritolo.

Silvio Berlusconi venne anche indagato per le stragi.

Anche Paolo, fratello minore di Silvio, pregiudicato per truffe da decine di milioni di euro, ha un “incontro ravvicinato del terzo tipo” con ambienti mafiosi e individui dediti al traffico di stupefacenti.

Questa la storia.

Riepilogo:

- Silvio Berlusconi dal 1974 al 1976 ospita nella villa di Arcore il noto mafioso, Vittorio Mangano, intimo del suo segretario Marcello Dell’Utri, già oggetto di denunce e arresti. Due arresti, effettuati proprio in casa del premier;

- Primi anni ’80 il nome di Berlusconi viene fuori durante l’indagine denominata “Pizza Connection”;

- Nell’83 la Banca Rasini, che insieme al suo fondatore, Carlo Rasini, furono i primi finanziatori di Silvio Berlusconi, assurge agli onori della cronaca a seguito di un’inchiesta sul il riciclaggio dei soldi della criminalità organizzata e si scopre così che gli esponenti di “Cosa Nostra” (Riina, Provenzano, Calò, Mangano), avevano lì i loro conti correnti;

- Sempre nel 1983, la Guardia di Finanza, nell’ambito di un’inchiesta sul traffico di droga, mette sotto controllo i telefoni di Berlusconi (non c’era né il lodo Alfano, né altri decreti “ammazza intercettazioni”) e in una relazione scrive che “ il noto Silvio Berlusconi finanzierebbe un intenso traffico di stupefacenti dalla Sicilia, sia in Francia che in altre regioni italiane. Il predetto sarebbe al centro di grosse speculazioni edilizie e opererebbe sulla Costa Smeralda avvalendosi di società di comodo..”;

- Nel ’91 a Lugano, fallì una grossa operazione di riciclaggio di denaro e la procura federale, il comando di polizia e la procura ticinesi , fecero infiltrare nell’organizzazione il commissario di polizia ticinese Fausto Cattaneo, il quale nella sua relazione scrisse del coinvolgimento della Fininvest in grosse operazioni di riciclaggio;

- Il Giudice Falcone, prima di essere ucciso, indagava già sulle Banche luganesi e sui loro rapporti con i boss mafiosi;

- Paolo Berlusconi, gestiva in società un ristorante, all’interno del quale l’attività prevalente era lo spaccio di sostanze stupefacenti, e che annoverava clienti di spicco, come il figlio del boss Nitto Santapaola;

- L’uomo che organizzò il riciclaggio dei narcodollari dell’operazione “Pizza Connection”, è lo stesso citato per riciclaggio nelle relazioni dell’operazione “Montecristo”, che vede coinvolto il primo ministro del Montenegro, paese che, avendo chiesto di poter entrare a far parte dell’Unione Europea, ha in Berlusconi l’unico sponsor;

- Berlusconi si avvale della facoltà di non rispondere ai giudici dell’antimafia, che chiedono di sapere la provenienza dell’equivalente di 300milioni di euro, arrivati da parte di un misterioso donatore alle finanziarie Fininvest, tra il 1975 e il 1983.

Conclusioni:

- Berlusconi è vittima della malasorte e tutti quelli che lo circondano sono mafiosi, narcotrafficanti e uomini dediti al riciclaggio, solo per un fortuito caso;


- I soldi (equivalenti a 300 mln di euro), furono donati a Fininvest da qualcuno che ritenne la società un’opera pia dedita alla beneficenza. Le date, che forse destarono tanti sospetti, furono in verità un’altra disgraziata coincidenza;

- Forse neppure Riina, Provenzano, Santapaola, Calò e Mangano, sono o erano mafiosi ed essendo viceversa uomini misericordiosi e timorati di Dio, sono stati vittime del male e di un complotto ordito in loro danno.

In un contesto di questo genere, ha ancora un senso svolgere delle indagini e coinvolgere il povero signor Berlusconi, colpito da tanta sfortuna, in inchieste banali quali quella sulle escort e sul consumo di modeste quantità di cocaina?

Evidentemente, di tanta sfortuna, si è resa conto pure l’opposizione, che non ha mai utilizzato questi argomenti.

Solo Bossi, senza riguardo alcuno e senza pietà per un pover’uomo tanto sfortunato, aveva commissionato un’indagine investigativa, salvo poi essendosi reso conto dell’incredibile casualità, da attribuire tutta alla sfortuna, che legava Berlusconi a simili loschi traffici, tornare a essere il suo più fedele alleato.

Fonte: http://ifarabutti.wordpress.com/2009/11/15/berlusconitraffico-di-drogariciclaggiomafia/

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